"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


mercoledì 13 luglio 2016

Incontro a Milano sul programma Ndi Umunyarwanda-Io sono rwandese

Si terrà prossimamente a Milano un incontro, promosso dall’'Ambasciata della Repubblica del Rwanda in Francia,  su "Ndi Umunyarwanda – Io sono rwandese": una grande campagna di sensibilizzazione che, secondo le intenzioni delle autorità,  dovrebbe convolgere tutti i rwandesi nella costruzione di una identita' nazionale basata sulla fiducia reciproca, frutto di una ricerca della verità storica  e della  condanna del divisionismo etnico che tanti lutti ha comportato per i rwandesi. L’appuntamento è fissato per sabato 16 luglio 2016, a partire dalle ore 10, presso la Sala Auditorium Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci" via San Vittore, 21. 
E’ invitata la comunità rwandese che vive in Italia, chiamata a confrontarsi, in un dibattito “franco, fraterno e costruttivo”  con esperti provenienti dal Rwanda e dal resto d’Europa, sul delicato tema della ricostruzione di un’identità nazionale che dovrebbe passare attraverso una reale riconciliazione, dopo la guerra civile del 1990-94. 
 Una riconciliazione che per essere reale ed efficace dovrebbe, abbandonando la sete di vendetta senza peraltro oscurare le colpe nell'oblio, basarsi su un necessario senso di  imparzialità, difficilmente riscontrabile quando le regole di giudizio sono dettate dai vincitori del conflitto, incapaci di riconoscere anche le colpe della  propria parte. Purtroppo finora, il programma, che  ha avuto inizio in Rwanda nel 2013,  si è configurato, più come un rivangare le colpe del passato che come un vero e proprio percorso di riconciliazione.
Esemplare, al riguardo, il caso del noto politico Bernard Makuza,  già primo ministro per un decennio,  a partire dal 2000, e attualmente  presidente del senato. Aderendo all'invito espresso nel giugno 2013 dal Presidente  Paul Kagame, secondo il quale anche chi non si è direttamente macchiato di crimini dovrebbe chiedere perdono delle colpe dei padri e parenti protagonisti di atti di divisionismo e di sangue contro concittadini tutsi, Bernard Makuza ha chiesto pubblicamente scusa perché “Anche se mio padre non era ben accetto da parte degli altri dignitari (Hutu) del regime della sua epoca, io devo domandare perdono perché egli non si è dato da fare per combattere le divisioni che prevalevano in quel periodo” e ancora “non ho vergogna a domandare perdono pubblicamente, a riguardo degli effetti nefasti di questa ideologia sulla popolazione”. Un'uscita che ricorda più una pratica, "l'autocritica" , in grande voga, qualche decennio, fa ad altre latitudini, che un reale contributo, storicamente articolato, alla costruzione di un'identità rwandese condivisa, come ci si sarebbe potuto aspettare da un personaggio portatore, viste le importanti ascendenze personali, di un bagaglio culturale sintesi del vissuto dei due grandi gruppi che concorrono a formare la nazione rwandese ( si veda al riguardo la storia della dynasty dei Makuza, raccontata in un nostro precedente post cliccando qui).

Nessun commento: