"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 19 settembre 2015

Un Rwanda a due velocità:le aree rurali non decollano ancora

Su The New Times di ieri, l'opinionista Joseph Rwagatare invitava i lettori ad andare nei villaggi per cogliere la trasformazione dell'odierno Rwanda che emergerebbe, secondo lo stesso autore, dal Rapporto sulla povertà di cui abbiamo riferito in un precedente post. "Gli scettici e coloro che hanno fatto l'abitudine di negare i progressi del Rwanda - scrive l'opinionista-  disconoscendo i progressi riportati in diverse indagini, come se gli stessi riguardassero solo Kigali, mentre la campagna continua ad annaspare sotto il peso di una povertà indicibile,  ora potranno scoprire che i villaggi rurali del Rwanda stanno cambiando velocemente". Guardando i dati riportati nel Rapporto, non sembra che i progressi della campagna trovino quell'immediato riscontro che la perentorietà dell'affermazione lascerebbe intendere. Ne danno un'evidenza  cromatica le tabelle di seguito riportate da cui emergono gli alti livelli di povertà che ancora interessano le province agricole. Soprattutto lo conferma la dinamica che ha interessato i singoli distretti, illustrata nel Tab. A per gli anni 2010/11 e B per il 2013/14. A fronte di una diminuzione su scala nazionale dell’indice di povertà dal 58,9% al 39,1%, e dal 40% al 16,3%  quello di povertà estrema, notiamo come  diversi distretti abbiano evidenziato un trend in controtendenza, fra cui  addirittura due distretti della capitale, Kikukiro e Nyarurenge, forse in conseguenza di un processo non adeguatamente assorbito di inurbamento, con i nuovi venuti che magari faticano a trovare  sistemazioni lavorative consone ad assicurare loro un tenore di vita degno.
Il lettore potrà scoprire  altri distretti in cui tale trend si è verificato.
Tab. A


Tab. B
 Da parte nostra ci limitiamo a portare il caso della Provincia del Nord, che meglio conosciamo, dove tutti i distretti, con la sola esclusione di quello di Gasenke, hanno visto peggiorare la loro situazione rispetto al dato del 2011 riportato tra parentesi, come di seguito evidenziato:
Musanze       34,9% ( 20%)       16,8% (5,9%)
Burera           50,4% (45,2%)     23,0% (23,45)
Gasenke        42,0%   (56,6%)   16,02% (30,9%)
Rulindo         48,1%  (42,9%)     20,2%   (19,7%)
Gicumbi        55,3%  (49,3%)     24,7%  (33,9%)

Particolarmente significativa è la situazione del distretto di Gicumbi, con il 55,3% di povertà. Un dato estremamente elevato in senso assoluto, ma ancor più se si tiene conto che all'interno del distretto troviamo una città come Byumba che con i suoi 36.000 abitanti dovrebbe incidere positivamente sui  livelli di povertà, scontando percentuali di povertà più bassi e in linea con le rimanenti aree urbane del paese. Ma si sa che Byumba per i suoi trascorsi al tempo della guerra civile non è propriamente nel cuore di chi detiene il potere a Kigali e forse per  questo non ha avuto le stesse dinamiche di sviluppo che hanno messo a segno altre città del paese. Analogo discorso vale per il distretto di Musanze precitato dal terzo posto della penultima rilevazione al decimo dell’attuale.Nelle altre provincia analoga sorte ha riguardato per esempio il distretto di Nyagatare, Come si vede l'entusiasmo dell'opinionista de The New Times non sembra del tutto giustificato se ancora in cinque distretti la povertà interessa oltre il 50% della popolazione  L’allineamento delle dinamiche di sviluppo tra le diverse aree provinciali e tra quelle rurali  e quelle urbane è ancora una sfida aperta per la governance rwandese perchè il Rwanda non è solo Kigali
  


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