"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 6 giugno 2015

Colpo di freno USA sul terzo mandato presidenziale di Kagame

Non è visto di buon grado dagli Stati Uniti  un eventuale terzo mandato per il presidentePaul Kagame, forse anche alla luce di quanto sta accadendo nel vicino Burundi. Lo ha lasciato chiaramente intendere, come riferisce l’agenzia AFP, un autorevole fonte diplomatica statunitense sostenendo che "siamo impegnati a sostenere la transizione pacifica e democratica per l'elezione nel 2017  di un nuovo leader del popolo rwandese". Il segnale arriva nel bel mezzo del dibattito che dovrà instaurarsi in  Parlamento nelle prossime settimane circa  una possibile riforma costituzionale volta a modificare la costituzione, così da permettere un terzo mandato al presidente uscente, aderendo alle molteplici istanze, più o meno spontanee, avanzate da partiti ed esponenti della società civile rwandese.Secondo l’anonimo diplomatico americano,"gli Stati Uniti ritengono che la democrazia migliori con istituzioni forti piuttosto che uomini forti", aggiungendo che "cambiare la Costituzione per rimuovere i limiti al numero di mandati e quindi promuovere i titolari, contraddice i principi democratici e riduce la fiducia nelle istituzioni democratiche". Un segnale forte e chiaro,  che sicuramente sarà rintuzzato da Kigali facendo appello ai sentimenti nazionali e chiamando a raccolta il popolo rwandese per respingere simile intromissione negli affari interni di un paese sovrano.  Può darsi che l’operazione riesca. Si dovrà, però mettere in conto di  giocarsi l’appoggio USA  su cui, a partire da quel lontano 1990, si è retto fino ad oggi il potere di  Paul Kagame, non solo in termini di consistenti aiuti finanziari ma , soprattutto, in termini di sostegno politico a livello internazionale, decisivo per la sopravvivenza dell’attuale governance rwandese.

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