"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


lunedì 2 giugno 2014

La comunità internazionale chiede al FDLR di deporre le armi

Domenica scorsa, gli inviati speciali per la regione dei Grandi Laghi delle Nazioni Unite, dell'Unione Africana, dell'Unione europea e degli Stati Uniti hanno sollecitato "la resa completa di tutti i combattenti" del FDLR-Forze democratiche di liberazione del Rwanda, i miliziani hutu, molti dei quali partecipanti agli atti genocidari del 1994, rifugiatisi nella Repubblica democratica del Congo (RDC) all'indomani della conquista del potere da parte del FPR. Chi non accetterà di deporre le armi sarà oggetto delle iniziative militari dell'esercito congolese (FARDC) e del contingente militare dislocato in zona da anni dall'ONU (MONUSCO).Chi invece accoglierà l'invito a deporre le armi sarà rimpatriato nell'ambito del progetto DDR/RR(disarmo, smobilitazione, rimpatrio, reintegrazione e reinserimento).Quello che suona come un vero e proprio ultimatum giunge all'indomani del recente annuncio dato dai vertici del FDLR di volersi "concentrare sulla lotta politica" in Rwanda e dei primi episodi di consegna delle armi da parte di un centinaio di giovani combattenti. Sembrano stringersi i tempi per una soluzione dell'annosa querelle sulla presenza di questi combattenti nella zona del Kivu. Certo che se l'ultimatum dovesse portare allo smobilizzo delle milizie del FDLR, calcolate dagli osservatori tra 1500 e 4000 uomini per la gran parte giovani che nel 1994 erano bambini o poco più, il Rwanda sarà costretto a rivedere radicalmente la propria politica nei confronti della Repubblica democratica del Congo (RDC). In questi anni, infatti, forte dell'alibi della minaccia alle frontiere rappresentata dalla presenza delle milizie del FDLR, il Rwanda ha mantenuto una forte pressione sul grande vicino, sia in termini politici che militari, con indubbie ricadute anche sul fronte economico a livello di sfruttamento delle ricchezze minerarie del sottosuolo del Kivu. Nonostante l'impegno della comunità internazionale non sarà, quindi, facile pervenire a una soluzione condivisa che porti a una reale pacificazione del Kivu e, forse, si scoprirà che debellate le milizie del FDLR, il loro posto sarà preso da vecchie e nuove milizie che fungeranno da paravento dietro cui si nasconderanno i saccheggiatori delle ricchezze del Kivu, come ben aveva ipotizzato il noto scrittore di spy story, John Le Carré, in un suo romanzo, Il canto della missione, ambientato proprio in questo contesto e di cui avevamo parlato in un nostro precedente post.

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