"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


domenica 6 aprile 2014

L'inizio

Riportiamo qui di seguito l’articolo con cui il Corriere della Sera del 7 aprile 1994 dava notizia di quanto successo il giorno precedente, il 6 aprile, a Kigali, la capitale di un paese africano praticamente sconosciuto. Nessuno immaginava la portata di quel fatto, affidato ad una cronaca ripresa dalle agenzie con alcune informazioni di contorno frettolosamente ( lo si vede dalle inesattezze e semplificazioni di cui è infarcito il testo) attinte dagli archivi e relegata a pagina  10. In realtà stiamo leggendo l'inizio, la causa scatenante, secondo l’unanime convincimento di tutti gli osservatori, di 100 giorni di sanguinaria follia collettiva che passeranno alla storia come uno dei più  tragici fatti della seconda metà del secolo scorso. Ad oggi quell’attentato, che le indagini successive definiranno meglio nella sua dinamica senza, peraltro, pervenire all'identificazione certa di un colpevole, in un macabro balletto di accuse reciproche tra i protagonisti di quella che, fino ad allora, era una delle tante guerre civili che insanguinavano il continente africano. Dall’indomani, quel dispaccio di cronaca lasciò il posto ad un effluvio di immagini che fecero conoscere al mondo la tragedia rwandese.
Abbattuto l' aereo. Uccisi i presidenti di Rwanda e Burundi
L' aereo che trasportava il presidente del Ruanda, Juvenal Habyarimana, e quello del Burundi, Cyprien Ntaryamira, e' stato colpito con diversi tiri di mortaio ed e' precipitato durante l' atterraggio all' aeroporto di Kigali
 KIGALI . L' aereo che trasportava il presidente del Rwanda, Juvenal Habyarimana, e quello del Burundi, Cyprien Ntaryamira, e' stato colpito con diversi tiri di mortaio e si e' schiantato al suolo in fiamme mentre si stava apprestando ad atterrare all' aeroporto di Kigali, capitale del Rwanda. Entrambi i capi di Stato sono morti sul colpo. Habyarimana e Ntaryamira stavano tornando da Dar es Salaam, in Tanzania, dove avevano partecipato a una riunione sulle crisi politico etniche tra l' etnia Tutsi - i "lunghi" watussi- e l' etnia Hutu - i "corti" bantu'- che stanno mettendo a ferro e fuoco il Burundi e il Rwanda. All'incontro partecipavano anche i presidenti dell' Uganda, Yoweri Museveni, della Tanzania, Ali Hassan Mwynyi, e il vice presidente keniota George Saitoti. Ibrahim Msabaha, portavoce del ministero degli Esteri tanzaniano, ha dichiarato che il vertice era stato organizzato per cercare di risolvere su base regionale le ostilita' . Una delle richieste avanzate era di dare il via a un intervento militare multi nazionale per disarmare i 5.000 membri ribelli dell' esercito del Burundi dominato dai Tutsi, principali responsabili delle stragi. La guerra etnica del Burundi, che sebbene in forma meno cruenta si e' estesa anche in Rwanda, ha origini lontane. I "watussi" sono stati per secoli i privilegiati e i "bantu' " gli oppressi. Gli hutu infatti, anche se erano la stragrande maggioranza, non potevano entrare nell' esercito o andare a scuola. Gli impiegati statali erano tutsi, ai corti veniva negato tutto. Poi in Burundi sono avvenute le prime elezioni democratiche e, naturalmente, e' stato eletto un hutu. Ma il presidente Ndadaye e' stato ucciso dopo appena 100 giorni di governo, lo scorso anno. Gli e' succeduto Ntaryamira, anch' egli di etnia hutu, che ha invano tentato negli ultimi mesi di porre un freno al predominio Tutsi e ai ripetuti massacri di cui sono stati vittima anche diversi missionari stranieri (in marzo e' stato attaccato anche un centro gestito da religiosi italiani). Migliaia di hutu, che rappresentano l' 85 per cento della popolazione del Burundi, ma anche molti watussi sono stati costretti dai continui attacchi a cercare rifugio oltre frontiera nel vicino Rwanda che ha allestito diversi campi profughi lungo il confine fra i due Paesi. Sul fronte rwandese, invece, la coalizione di Habyarimana e i ribelli dell' ex Fronte patriottico, in maggioranza di etnia Hutu, non erano finora riusciti ad accordarsi su un governo di transizione nonostante gli accordi di pace firmati nell' agosto scorso.

Leggi anche la cronaca del Corriere della sera dell'8 aprile 1994 (clicca qui).

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Definizione certa del colpevole.
Quando non lo si vuole ammettere la definizione certa non c'è mai.
Non basta che il missile fosse in dotazione alle forze francesi. Non basta che siano stati sparati da una postazione francese.
Non basta che recentemente un tribunale FRANCESE con giudice francese abbia ammesso la colpevolezza dei militari francesi di Mitterand.

mbg ha detto...

Restiamo a disposizione del nostro anonimo per dare pubblicità alle prove documentali esistenti a supporto delle affermazioni fatte, a partire dalla sentenza del giudice francese. Forse c'è sfuggito, ma eravamo convinti che il processo fosse ancora in corso!