"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


domenica 29 dicembre 2013

Quei seicento soldati del 3° battaglione del RPA


L’odierno editoriale de The Sunday Times celebra i 600 membri del 3 ° Battaglione dell'esercito patriottico rwandese (RPA) che vent'anni fa, il 28 dicembre 1993,  entrarono a Kigali nell’ambito degli accordi, sottoscritti tra il FPR e il governo in carica, il 4 agosto 1993 nella città tanzaniana di di Arusha; accordi che avrebbero dovuto porre termine al conflitto in atto dall’ottobre 1990. I seicento uomini presero possesso degli edifici ove attualmente ha sede il parlamento, al tempo conosciuti  come CND, e lì rimasero fino alla primavera del 1994. L’editoriale sottolinea come a venti anni da quella data si assista al mancato riconoscimento "del coraggio e della determinazione" del 3 ° Battaglione la cui memoria rischia di andare smarrita, nel silenzio degli storici locali che non hanno prodotto alcuno studio su quanto fatto da questi combattenti. In effetti, il ruolo di questo consistente contingente militare del FPR è scarsamente conosciuto; anche le ricostruzioni storiche internazionali dell’eccidio del 1994 raramente ne fanno menzione. Lo stesso editoriale non va oltre un generico  riferimento al "ruolo decisivo che il battaglione gioca nella conclusione del genocidio, nonostante fosse colpito  da tutti i lati dall'esercito governativo (ex FAR)". Eppure sarebbe stato interessante conoscere quanti caduti avesse sofferto il contingente e, soprattutto, quante vite avesse messo in salvo.Infatti, seicento uomini, presumibilmente ben addestrati e sotto il comando di un ufficale capace come il col. Charles Kayonga, rappresentavano una variabile non certo insignificante nelle dinamiche dei fatti della primavera del 1994; quindi, come auspicato dall’editorialista,  sarebbe importante, per una completa ricostruzione storica, colmare questa lacuna. 

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