"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 14 settembre 2013

Kigali: un'altra granata provoca un morto e una quindicina di feriti

L'esplosione di una granata,  avvenuta ieri sera alle 19  nei pressi del mercato di  Kicukiro un quartiere della capitale Kigali, ha provocato un morto e una quindicina di feriti.La polizia avrebbe fermato tre persone indiziate di essere coinvolte nell'attentato. Questa è la  terza  esplosione avvenuta nel 2013, a distanza di poco più di un mese dal lancio di una precedente granata,  vicino al mattattoio di  Nyabugogo, il 27 luglio scorso, che aveva provocato due morti e diversi feriti. A partire dal 2010 atti del genere si ripetono con una certa cadenza, si direbbe quadrimestrale visto che anche nel 2012 c'erano state tre esplosioni. Mai prima avevamo dato notizia di tali fatti, ritenuti quasi "fisiologici" in una grande città, non solo africana, che le autorità attribuivano ad ambienti dell'opposizione armata. Ne parliamo oggi per l'accelerazione temporale che è stata impressa a tali incidenti  che ci porta alla mente una  esperienza personale in occasione del recente viaggio in Rwanda. Transitando  davanti al parcheggio dei minibus posto all'entrata di Kigali per chi viene dal nord, luogo particolarmente affollato e tipico obiettivo di queste forme di attentati secondo la polizia, il vostro blogger sollecitava l'autista ad accellerare, aggiungendo peraltro che statisticamente non dovevano esserci rischi, dato che l'ultima granata era scoppiata una quindicina di giorni prima. Ecco, quella macabra ed infelice battuta forse oggi non verrebbe ripetuta alla luce dell'esplosione di ieri sera. Il che porta ad una riflessione. A chiunque  si voglia ricondurre la matrice di simili gesti: ai fuorisciti secondo le autorità o a una "strategia della tensione" ( ricordiamo en passant che lunedì i rwandesi vanno a votare per le elezioni politiche) per i cultori dell'adagio  andreottiano che " a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca", sta di fatto che l'accelerazione di simili accadimenti dovrebbe far riflettere le competenti autorità. Infatti, un simile stilicidio non giova all'immagine di  capitale sicura che Kigali era riuscita a costruirsi fino ad oggi, i cui primi estimatori erano proprio i visitatori stranieri, e all'altrettanto riconosciuta efficienza dei servizi di sicurezza rwandesi. Un bel rebus!

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