"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


sabato 24 settembre 2011

Rischia il licenziamento il dipendente pubblico che non consegue gli obiettivi

I funzionari pubblici rwandesi sono periodicamente sottoposti a processi valutativi  delle loro performances lavorative da parte dei superiori, come avverrebbe in una qualsiasi moderna azienda privata. Forse con la differenza che eventuali giudizi negativi  che possono precludere a un avanzamento di carriera o a un miglioramento retributivo nel settore privato, per i pubblici dipendenti rwandesi  che non raggiungono la sufficienza, cioè una valutazione di 60 su 100, può anche comportare, ma non ditelo al nostro ministro Brunetta,  il licenziamento.Secondo l’agenzia Syfia  che cita i risultati  di uno studio condotto di recente  dalla Commissione per la funzione pubblica del governo del Rwanda, è questo uno dei motivi principali, unitamente alla eccessiva disparità di  trattamento economico, al cattivo clima lavorativo e alla cattiva gestione, che portano circa il quaranta per cento dei dipendenti pubblici a cambiare lavoro. Secondo i vigenti regolamenti ogni dipendente pubblico deve sottoscrivere  un contratto di performance  che comporta: pianificazione del lavoro, identificazione degli obiettivi da conseguire,  con verifica e valutazione dell’avanzamento del lavoro dopo sei mesi  e analisi  e valutazione  del rendimento annuale. Poiché non sempre i criteri applicati nella valutazione sono oggettivi, o per scarsa professionalità dei superiori gerarchici preposti alla valutazione  o, molto più spesso, per palese casi di favoritismo, molti dipendenti pubblici preferiscono cambiare aria. Diversi fra  quelli che hanno subito il licenziamento a seguito dei giudizi valutativi negativi  sollevano invece  un contenzioso amministrativo con la pubblica amministrazione per vedersi reintegrati nel loro posto, trovando qualche volta soddisfazione da parte dell’Ufficio dell’Ombudsman. Dal 2008  al luglio scorso l’apposita commissione della Funzione pubblica ha ricevuto più di 1500 ricorsi inerenti ingiustizie subite sul posto di lavoro, riguardanti appunto le  valutazione delle prestazioni lavorative, con una certa percentuale di donne vittime di discriminazione per aver  resistito alle avances sessuali dei colleghi di lavoro.   

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