"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


martedì 27 agosto 2013

Le disavventure di Raphael e la parabola dei batwa

Raphael di ritorno dal suo giro a Byumba
Al più attento dei nostri quattro lettori non sarà sfuggito che finora non abbiamo parlato della consueta visita alla comunità batwa di Kibali. La visita, in effetti,  c’è stata in uno dei primissimi giorni del viaggio, ma abbiamo atteso a parlarne per farlo a mente fredda, avendo lasciato decantare per qualche giorno le prime impressioni avute nell'occasione.  Quella che fino a cinque anni fa era una tradizionale comunità batwa che viveva in rifugi, che non si potevano neppure definire delle capanne, essendo fatti di frasche e qualche telo raccattato qua e là, nel 2008 era passata a vivere in casette in muratura e copertura in tegole realizzate dall’Associazione Kwizera: una casetta per ognuna della 47 famiglie di cui si componeva quella comunità. Smentendo le negative previsioni di molti dei nostri amici rwandesi, portatori di quello che è un pregiudizio negativo che attraversa l’intera società rwandese a tutti i livelli  nei confronti dei batwa, i nuovi inquilini si sono adattati a vivere nelle nuove costruzioni non ripetendo quanto fatto in una precedente analoga esperienza quando smantellarono le casette ricevute dalla comunità protestante, vendendo tutto ciò che era vendibile: infissi,  coperture e altro. Si è andati avanti così per cinque anni, mentre nel frattempo l’Associazione Kwizera, dopo aver costruito il villaggio, provvedeva a terrazzare otto ettari di collina, avviando la coltivazione su due con l’assistenza di un agronomo che formava e seguiva i batwa in questa, per loro nuova, attività che ha portato al raccolto dei frutti della terra in due annate agricole ( vedi tutti i post in argomento).


Poi sono sopravvenuti alcuni fatti che hanno incrinato questo percorso. L’anno scorso imprevedibilmente il villaggio raddoppia; la comunità protestante, forse per rifarsi del precedente negativo aveva provveduto, al di fuori di ogni programmazione e coordinamento con gli interventi in essere da parte di Kwizera,  ad affiancare a ogni casetta un’altra piccola costruzione, non si capisce bene con quale finalità: non è chiaro se di ripostiglio o di cucina o altro. In presenza di altre priorità, i batwa si sono visti così aumentare gli spazi abitativi coperti , già più che sufficienti viste le loro precedenti sistemazioni abitative, senza un’apparente motivazione. A questo primo intervento estemporaneo, mentre era stato pianificato l’avvio di un Progetto Mikan che avrebbe comportato un accompagnamento formativo prima della consegna di una capra a un primo gruppo di famiglie, se ne è aggiunto un altro: l’improvvisa consegna da parte di diverse realtà assistenziali (Croce rossa, diocesi, ong svizzera ecc.) di una vera e propria fattoria ( 80 capre, 5 mucche e 43 pecore, con ricca documentazione fotografica dell’evento e scarso seguito nell’accompagnamento dell’intervento. A quel punto la comunità batwa di Kibali diventava  la comunità con la più alta concentrazione di animali pro capite dell’intero Rwanda,  con i disorientati batwa incapaci di darsi ragione di simile manna piovuta dal cielo.  E qui subentrano le disavventure del nostro simpatico Raphael, già protagonista di nostri precedenti post, il quale, trovatasi l’imprevista disponibilità di una capra al di fuori di un preciso progetto d’allevamento, non si è fatto troppe domande sul futuro utilizzo della stessa e molto concretamente ha pensato bene di mangiarsela. La cosa sembra non essere stata gradita  dalle autorità che, non conosciamo con quali  motivazioni, hanno pensato bene di comminare al malcapitato Raphael qualche giorno di soggiorno obbligato nella prigione di Byumba, durante i quali avrà avuto modo di meditare sulle sofisticate  dinamiche che presiedono gli aiuti che arrivano dai bazungu, arrivando probabilmente a chiedersi se in tutta questa vicenda  sia proprio l’unico colpevole. Alla luce di quanto successo ben si comprende la pausa  di riflessione che l’Associazione Kwizera intende prendersi per ripensare le modalità in cui si potrebbe concretizzare la propria assistenza-collaborazione con la comunità batwa  di Kibali.
Tutta la storia dell'intervento dell'Associazione a Kibali la si trova a partire da pag.129 dell'e book Kwizera Rwanda consultabile nella colonna di destra. 

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