"Prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Benedetto XVI


mercoledì 10 luglio 2013

Confermato il basso livello di corruzione in Rwanda



E’ stato pubblicato ieri a Berlino da parte dell’organizzazione Transparency International il rapporto  denominato Global Corruption Barometer 2013. Dalla ricerca esce confermata la fama, acquisita negli ultimi anni, del Rwanda come paese dove la corruzione è contenuta entro livelli al di sotto della media. Nella classificazione usata nella ricerca, che ha raccolto l’opinione di  più di 114.000 persone in 107 paesi sulla corruzione, i paesi sono raggruppati in gruppi sulla base della percentuale delle persone che hanno dichiarato di aver pagato una tangente nell’anno precedente nei diversi comparti dell’amministrazione pubblica e degli affari presi in esame.Il  Rwanda  è nel gruppo in cui l’incidenza varia tra il 10 e il 14,9 per cento, la posizione migliore per un paese africano. La collocazione dei vari paesi è rappresentata nell’immagine riprodotta qui a fianco, da cui si ricava che l’Italia è nel gruppo dal 5% al 9,9%, mentre gli altri paese della Africa orientale sono inseriti in gruppi con percentuali molto più alte. Per quanto riguarda i comparti dove gli intervistati ritengono sia diffusa la corruzione, la ricerca evidenzia per il Rwanda come la polizia e la giustizia siano i settori più indiziati con rispettivamente il 21% e il 16% delle “preferenze”. Percentuali significative riguardano anche la burocrazia con il  9%, gli affari con il 10% e il mondo delle Ong con  l’8%. Gli altri comparti presi in esame (partiti, politici, militari giornalisti, salute) hanno percentuali molto basse che non superano il 2%. Da sottolineare però il 3% del personale religioso e il 4% della scuola.Andando sul concreto, dalla ricerca emerge altresì che l’ 11% e il 23% degli interpellati hanno  candidamente dichiarato di aver  pagato una  mazzetta  per agevolare la soluzione di una pratica rispettivamente con un giudice piuttosto che con un poliziotto. Naturalmente i buoni risultati emersi dal rapporto sono stati favorevolmente sottolineati dalle autorità di Kigali che non hanno altresì mancato di ricordare come, anche nel comparto meno virtuoso della polizia, si sia proceduto a drastiche epurazioni ( quaranta nell’ultimo anno) degli agenti infedeli, in primis quelli addetti al traffico e al controllo tecnico dei veicoli. 

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